domenica 11 febbraio 2007

In risposta al proteiforme



- Questo testo, il cui autore non ha evidentemente un'identità ben definita,
è stato rinvenuto fra i VISCIDI fanghi di Rovigo (ovvero nel POLESINE) -


La domenica scorreva placida e rorida. Buffa allocuzione e tentativo sinistro quello di apostrofare il giorno Patriarcale con parole che ricordano un cinese stillicidio torturante. Lo scibile si aggregava secondo le regole prefissate nel dies irae, di cui in altre sedi avremmo pagato lo scotto. Bruciante e infernale. Come Spartaco, noi si progettava davanti al vinello fughe dal pensiero comune, non riuscendo però a nient'altro che ricascare sempre nei monotoni odi, di cui famosi. Una schiavitù bern diversa ossessionava la cameriera, incastrata a servirci mentre noi, come già beoti in ogni luogo e tempo, la si scannerizzava e si vedevano le di lei sinestesie e ossimori. Ad esempio, faccia deleteria abbinata a seno di altri estetismi. Ad esempio, portamento del sud italia e pretese di ricchezze da nordest. Alcuni di noi non sopportavano la proliferazione indiscriminata di chiacchiere, e io personalmente ero impegnato a zittire e farr scivolare nell'ombra parole ed azioni. A dimenticare cioè il giorno patriarcale.

Ci si ricacciava in seno alla bevuta e si disquisiva di ditopie e disnarrative e tutto ciò che altrimenti viene etichettato come "fatico" e "irrimediabile". La complicità con un infermiera della mutua mi aveva procurato molte buone dosi, che neache l'autore di "Heidi" nel suo periodo psichedelico. Il tavolo di legno è inciso coi segni del tempo. Tavolate gremite di esseri topiformi e brutali, che spandono liquami e settoriali alquanto, nel ginepraio di considerazioni. Non le meritano, non vogliono assolutamente assecondare la luciferina chiarezza della loro inefficacia. Meglio rifugiarsi nell'inesistenza di una mente patologica, se ascoltate un cretino che è sopravvissuto ai fuochi fatui delle proprie tenebre personali. Meglio dare voce ad un commento sulla presente disnarrativa, adombrarsi per nulla, vociferare incontrollati sulla visione. In risposta al sorbetto, dico un sentito grazie ad altra locandiera, voluminosa e gentile. Che non mi sputi nel caffè la prossima volta, che si ricordi della gentilezza con cui venne trattata e agisca di conseguenza, con rinnovata procacia.
Fuori dal bar, noi beoti rinnoviamo gli antichi patti con le nebbie australi, e lisciamo con candore le barbe dei numi tutelari che infrangono le convenzioni filmiche. Più non si celebrino la bellezza e la trama della vita, perchè dei più astuti dei nostri hanno proclamato che bellezza e trame non hanno senso. Meglio dunque una mente patologica, mente proteiforme e castigatrice! A te dedico questo stillicidio di sensi multivitaminici.



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